La storia della mia persona
è la storia di una grande paura
di essere me stessa,
contrapposta alla paura di perdere me stessa,
contrapposta alla paura della paura.
Non poteva essere diversamente:
nell’apprensione si perde la memoria,
nella sottomissione tutto.
Non poteva
la mia infanzia,
saccheggiata dalla famiglia,
consentirmi una maturità stabile, concreta.
Né la mia vita isolata
consentirmi qualcosa di meno fragile
di questo dibattermi tra ansie e incertezze.
All’infanzia sono sopravvissuta,
all’età adulta sono sopravvissuta.
Quasi niente rispetto alla vita.
Sono sopravvissuta, però.
E adesso, tra le rovine del mio essere,
qualcosa, una ferma utopia, sta per fiorire.
Piera Oppezzo, LA GRANDE PAURA
è la storia di una grande paura
di essere me stessa,
contrapposta alla paura di perdere me stessa,
contrapposta alla paura della paura.
Non poteva essere diversamente:
nell’apprensione si perde la memoria,
nella sottomissione tutto.
Non poteva
la mia infanzia,
saccheggiata dalla famiglia,
consentirmi una maturità stabile, concreta.
Né la mia vita isolata
consentirmi qualcosa di meno fragile
di questo dibattermi tra ansie e incertezze.
All’infanzia sono sopravvissuta,
all’età adulta sono sopravvissuta.
Quasi niente rispetto alla vita.
Sono sopravvissuta, però.
E adesso, tra le rovine del mio essere,
qualcosa, una ferma utopia, sta per fiorire.
Piera Oppezzo, LA GRANDE PAURA
Qualche spiegazione/stimolo sulla giornata del convegno. Il convegno, come avete visto dal programma, si muove un passo dietro l’altro sullo stimolo di alcuni versi delle nostre poetesse-Genealogie, e prevede interventi piuttosto brevi (dai dieci ai quindici minuti), auspicando poi l’allargamento dei discorsi (i dibattiti).
i temi in questione, da percorrere soprattutto attraverso lo specchio della poesia, sono, nell’ordine:
questa memoria insomma divina: dove si affronta il tema della memoria (e dunque della fertilità del passato, ma anche del tempo, della mutazione, della trasformazione);
è fusa la donna alla sua ombra: dove entra il discorso dell’ombra, della parte nascosta, dell’ostacolo interno, e di quanto esso/a possa impedire, o generare;
penserò / che mi importa di me più di quanto pensassi: la presa di coscienza dell’esserci, di avere un tempo-spazio propri;
caddero muri / con tutti i loro interni carichi e caldi: la rottura della tradizione, la separazione da un passato magari anche per certi versi confortevole (confini noti), ma profondamente limitante;
qualcosa, una ferma utopia, sta per fiorire: uno sguardo avanti, al futuro, alle sue incertezze, alle nostre paure, al nostro impegno (tenendo presente anche la bellissima poesia di piera oppezzo in exergo);
ogni sessione sarà poi conclusa dalla lettura di tre poete, che volutamente abbiamo scelto molto diverse, in modo da rappresentare l’ampio orizzonte in cui si muovono le voci poetiche femminili.
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