da Giulia Niccolai, luglio 2010
A 75, dopo che per anni non ho più avuto niente a che fare col mondo della poesia, di colpo, senza che io muovessi un dito, si sono materializzate una serie di iniziative che mi danno la sensazione di poter chiudere in bellezza, spiegando chiaramente la ragione di certe mie scelte che hanno lasciato molti perplessi, in passato.
E’ come se mi venisse data la possibilità di pareggiare tutti i conti prima di lasciare questo mondo, e di questo sono grata e divertita.
Eloisa Guarracino, figlia del poeta e critico Vincenzo Guarracino, sta scrivendo una tesi sulla mia opera poetica (poesie lineari, concrete e visive), e mi ha informato un paio di settimane fa, di voler darle il titolo: Dalla poesia sperimentale alla poesia sperimentata. Ne sono rimasta entusiasta perché questa sua scelta riassume telegraficamente un percorso molto intenso, sofferto e importante del mio lavoro.
Un’altra amica, Paola Giambelli, che sta lavorando a un video su di me quale poetessa e monaca buddista, al suo lavoro vorrebbe dare il titolo: La poesia come gioco e la poesia come rivelazione. E anche questa sua scelta – più esplicita e meno letteraria di quella di Eloisa – ma anche molto in sintonia, proprio per questa ragione, mi emoziona.
Milli Graffi sta curando per Cortellessa e la sua collana della Nuova Italia, Fuori formato, l’antologia di tutta la mia poesia.
Ieri ho ricevuto da Franca Rovigatti l’invito di partecipare al festival poEtiche che avrà luogo a Roma dall’11 al 17 ottobre.
Anche in questo caso quella E maiuscola rappresenta una pennellata di perfezione. Mi convince a partecipare anche perché evoca un mio testo del 1990: «Ho la quasi certezza di essere stata una foca in un circo in una precedente incarnazione. Andavo matta per il pesce e gli applausi. Andavo matta per il pesce e gli applausi? Bene, in questa vita ho imparato a farne a meno».
Sgomitare ed essere in continua agitazione per ottenere riconoscimenti nell’ambiente letterario è molto poco elegante e soprattutto, fa male alla poesia. Se le cose devono succedere, prima o poi succedono per conto loro.
Grande Giulia, commovente da riso e da pianto, perché tutto.a vera!!!ogni parola. Grazie di questi doni, Maria Pia Quintavalla
RispondiEliminasei magnifica, Giulia, ironica consapevole e lucida come sempre, con la mente resa acutissima dal "tergicristalli della meditazione", per usare le parole di una tua lontana poesia.
RispondiEliminaAvevamo già parlato di queste cose al telefono, qualche settimana fa, ma questa storia del pesce e degli applausi mi giunge nuova e mi illumina, con una risata profonda d'addome, dalle parti dei centri energetici, una domenica di febbre e di lavoro.
Tiziana Colusso
mi disse una volta Alda Merini, in un pomeriggio caldo milanese, sul naviglio alla fine di luglio: "La poesia è un lavoro secolare, ed occorre saper aspettare. ma la nostra vita è breve, per cui è inutile sgomitare. se debbono maturare, matureranno, ma non importa". le risposi: "e noi cosa possiamo fare, nel frattempo, Alda?". lei mi guardò intensamente negli occhi, tirò su un sospiro e replicò: "nel frattempo, facciamoci un bel panino al prosciutto ed una coca ghiacciata". aveva ragione lei, come ha ragione giulia niccolai :)
RispondiEliminaciao da ernesto ciorra